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La sfida dell’ageing. Il cambiamento demografico come occasione di innovazione sociale

di Redazione

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Il tema che affrontiamo questo mese ha a che vedere con le profonde trasformazioni che hanno modificato e sempre più plasmeranno il volto demografico del nostro Paese.La vita media si allunga. Cresce il numero delle persone anziane e tra queste ultime quelle ancora in salute, portatrici naturali di risorse e competenze che spesso faticano, però, a trovare nuove collocazioni e valorizzazioni.

Forte è l’urgenza di trovare nuovi equilibri ed attribuire nuovi significati, sia individuali che collettivi, al passaggio da una fase della vita fino ad oggi considerata della piena produttività a quella di un tempo che se appare “liberato” dall’impegno professionale rischia di essere semplicemente “vuoto” se non riempito e riscaldato da affetti, legami e nuove appartenenze.

Il contributo di Renzo Scortegagna, sociologo e consulente, studioso delle tematiche dell’invecchiamento, è un invito a liberarsi dagli stereotipi legati al concetto di anzianità e ad adottare uno sguardo più ampio ed articolato, così da cogliere l’invecchiamento come un processo ricco di nuove opportunità, a livello individuale e collettivo.Ma quali sono le nuove sfide che questi mutamenti ci pongono?

Ci aiuta ad inquadrare la questione l’efficace contributo di Francesco Marcaletti, sociologo e membro del centro WWELL (Welfare Work Enterprise Lifelong Learning) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I mutamenti nel profilo demografico implicano, a cascata, tutta una serie di riorganizzazioni sociali, economiche ed organizzative, ma soprattutto richiedono uno sforzo progettuale capace di cogliere le possibilità di miglioramento della vita individuale e sociale che ogni passaggio – se generativamente affrontato – può regalare.

Quella a cui ci riferiamo è una transizione complessa, anzitutto a livello personale, in ragione del necessario riassetto identitario che la chiusura di un capitolo così importante così importante, come quello del lavoro, porta con sé. C’è bisogno, per la persona che si affaccia al retirement, di darsi nuovi obiettivi, trovare o riscoprire passioni e motivazioni, rimettere in forma il tempo, cioè il senso.La transizione appare oggi ancor più delicata a motivo della incertezza che sempre più connota questa fase, sia relativamente alle norme che regolano l’uscita dal mercato del lavoro oggi sottoposte a radicale rivisitazione, sia ai suoi aspetti sostanziali. Non solo ci si chiede quando si potrà andare in pensione, ma anche a che condizioni, e quale potrà essere la qualità della vita sulla base delle provvidenze economiche a quel tempo disponibili, delle sempre più instabili garanzie sanitarie, delle crescenti esigenze di cura familiari verso genitori molto anziani da accudire, figli spesso economicamente vulnerabili da sostenere e nipotini da gestire. Tutto ciò provoca ulteriore disorientamento e senso di vulnerabilità. Il rischio è quello di frustrare le energie ancora presenti e impedire un nuovo orientamento sereno e soddisfacente della propria vita verso nuovi interessi, attività relazioni.

E’ dentro questo quadro che si colloca l’impegno dell’Associazione Nestore di Milano (www.associazionenestore.eu). Nata nel 1998 su iniziativa di un gruppo di accademici e di professionisti del mondo dell’impresa, l’associazione di prefigge di aiutare le persone a “riorganizzarsi” e liberare le tante energie e capacità che la fase lavorativa ha assorbito o narcotizzato ma che ora possono essere espresse, rimesse in circolazione e restituite alla società.Tutto ciò richiede una spiccata sensibilità a leggere il reale nelle sue continue trasformazioni. Gli anziani di oggi presentano domande e bisogni differenti rispetto ai primi interlocutori dell’associazione. Come sottolinea efficacemente l’intervento di Dante Bellamio, pedagogista e docente presso l’Università di Milano Bicocca, tutto il nostro mondo è in transizione verso nuovi assetti demografici, socio-economici e culturali che non possiamo ignorare, pena la perdita di aderenza alla realtà e di insignificanza dell’agire.

Quella dell’Associazione Nestore è dunque un’azione di cura. Cura delle persone, individualmente, affinché possano trovare nuove direzioni di vita e di senso, e cura del sociale, grazie alla valorizzazione e orientamento di queste energie senior verso forme di restituzione e contribuzione (ad esempio con il volontariato). Ma anche cura della riflessione, del confronto e dello studio. Solo sulla base di questa dedizione all’altro, di questa capacità di sintonizzarsi sempre e nuovamente con l’altro e i suoi bisogni (che diventa metodo di lavoro) è possibile aiutare anche altri a sintonizzarsi su nuove questioni e ad elaborare nuovi modelli di intervento.In Italia siamo molto lontani da un tale livello di sintonizzazione con la questione dell’ageing. Nel nostro paese non esiste una tradizione in termini di politiche di sostegno alla transizione lavoro/pensionamento. Le realtà che se ne occupano sono ancora poco numerose e frammentate. Ben diversa è la situazione europea a cui anche l’Associazione Nestore guarda fin dai suoi albori.

Da anni l’UE indica il cambiamento demografico e l’invecchiamento della popolazione come una delle maggiori sfide che l’Europa si trova ad affrontare. Non a caso il 2012 è stato nominato “anno europeo del’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni il cui intento era quello di “sensibilizzare l’opinione pubblica al contributo che le persone anziane possono dare alla società” ed “incoraggiare e sollecitare i responsabili politici e le parti interessate a intraprendere, a ogni livello, azioni volte a migliorare le possibilità di invecchiare restando attivi e a potenziare la solidarietà tra le generazioni”. L’iniziativa riconosceva come prezioso l’apporto che i senior offrono alla società e sollecitava l’allestimento di condizioni più favorevoli ad un invecchiamento attivo in quanto relazionale e restituivo.La fase di transizione lavoro / pensionamento è dunque una fase cruciale.I paesi scandinavi, in particolare, vantano riflessioni e sperimentazioni all’avanguardia che possono fungere da stimolo per avviare anche in Italia una riflessione seria e multidisciplinare sul tema dell’ageing, in generale, e sulla transizione lavoro/pensionamento, in particolare. Quali percorsi risultano essere più produttivi di valore condiviso e pertanto meritevoli di essere in qualche modo considerati nello sviluppo di pratiche e politiche?

Di indubbio interesse è l’esperienza di pre-retirementi counselling sviluppata nel territorio di Aarhus, in Danimarca (www.seniorforce.dk). Il referente del progetto Poul Erik Tindbaek ci racconta le ragioni e i significati di questa sperimentazione che, andando a rispondere anticipatamente ad un bisogno sociale sempre più diffuso ma ancora non adeguatamente considerato, ha attirato l’attenzione dell’Unione Europea.

Un’altra possibile direzione di lavoro è quella della valorizzazione delle competenze professionali. Abbiamo assistito in questi ultimi mesi ad un intenso dibattito sull’introduzione di nuove forme di passaggio generazionale nei luoghi di lavoro. Le proposte sono numerose ma non sempre convincenti. Mentre grandi esperti sono allo studio di proposte in grado di conciliare la tutela delle persone in uscita e la promozione dell’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, non mancano le imprese che hanno già scommesso nel passaggio generazionale degli skills facendone il loro punto di forza. E’ il caso della HPE COXA di Modena (www.hpe.eu), azienda fondata da Piero Ferrari specializzata nella progettazione e produzione in settori di alta tecnologia come l’automotive, il motor sport e l’automazione industriale, che dall’intelligente mix tra giovani di talento e l’esperienza dei senior fonda il suo successo.I senior costituiscono una risorsa preziosa per l’economia, soprattutto in un momento di crisi, come quello attuale. “Annualmente va in pensione una crescente coorte di adulti con un buon livello di istruzione e un ricco bagaglio di esperienza e a tutt’oggi la società non si è dimostrata innovativa nel trovare soluzioni per dare loro lavoro e beneficiare del loro know- how e delle loro competenze” – così si legge nella comunicazione della Commissione europea 795(2012) del 9.1.2013 denominata Piano d’Azione Imprenditorialità 2020. “Impegnarli sia nella creazione di imprese che in attività di supporto rivolte agli imprenditori nuovi ed esistenti valorizzerebbe al massimo il bagaglio di esperienze di cui dispongono (…).

Ciò servirebbe inoltre a coltivare l’apprendimento intergenerazionale e ad assicurare il trasferimento delle conoscenze.”Dunque come generativamente affrontare la sfida che l’ageing ci pone?Il contributo di Fabio Introini sollecita ad un salto di paradigma di fronte al rischio di continue categorizzazioni – gli anziani, i giovani – che finiscono per diventare barriere cognitive e fratture sociali.In questo senso, sia il lavoro di accompagnamento al capitale senior centrato sulla valorizzazione della persona, le relazioni e la socialità proposto dall’Associazione Nestore, a livello di società civile, sia il modello di trasmissione intergenerazionale delle competenze imperniato sulla comune passione creativa per il lavoro, dentro a precisi legami di restituzione territoriale, a livello di impresa, della HPE COXA costituiscono pratiche tutte italiane che attendono solo di essere tradotte in politiche

Redazione